Perché scrivere e
cose del genere
Senza avere la pretesa di dire tutto sulla scrittura del
fumetto, dopo anni dedicati a questo linguaggio, come
autore, come insegnante, come divulgatore, ho deciso di mettere in forma scritta
almeno quello che penso e che credo di avere imparato su questo argomento. Altri lo hanno
fatto e altri lo faranno. E giusto che chi può cerchi di dare il massimo contributo
possibile alla comprensione di un linguaggio così ricco e complesso da richiedere una
grande varietà di approcci. Comunque questo non è e non vuole essere un manuale di
sceneggiatura per il fumetto. Almeno, non è quello che voglio fare in questo momento
della mia vita. Altri sono più portati per la manualistica,
beati loro: sanno razionalizzare e offrire strumenti... Se vi serve un manuale, comprate
un manuale (ne trovate diversi in bibliografia e, in fondo, l'essenziale lo scrisse
Castelli nel 1983 su Come si diventa Autore di Fumetti:
salvo un paio di cose legate alla tecnologia, la sostanza è sempre quella). Al momento
sono emotivo e a volte malinconico, disordinato e pigro e, di conseguenza, inadatto alla
manualistica, oggi. Ho una grande, sincera stima per il signor Spock, ma
di carattere mi sento più vicino al capitano Kirk. Per
cui non aspettatevi un elenco ordinato e
regolare di istruzioni su come diventare dei professionisti metodici; no, non qui, non con
me, non adesso. Emozioni. Questo è quello che sento, questo è quello che ho cercato di
trasmettere nelle mie sceneggiature, questo è quello che ho riversato a piene mani
addosso a tutti quei giovani (e non solo) che hanno avuto il fegato di sorbirsi le mie
esagerate lezioni (e a cui va la mia sincera riconoscenza). Certo, scriverò anche di
tecnica, ma è davvero poca quella che serve per avere in mano le basi del lavoro dello
sceneggiatore di fumetti. In fondo si tratta solo di imparare un linguaggio
per comunicare con unaltra persona nel modo più diretto e efficace. Ma la
differenza la fanno proprio le emozioni: se non sono queste
loggetto della comunicazione, tanto vale fare un altro mestiere. E quelle non ve le
darà nessun manuale, nessun corso, nessuna scuola, nessun "maestro": sono il
vostro tesoro, solo vostro. Da tirare fuori, scavando, magari per anni... Poi fatene quel
che volete. Anzitutto vivetele. Se vi va, se proprio non potete farne a meno, potrete
sempre cercare di darne agli altri, ma attenzione! Non è facile e spesso è pure
rischioso. Insomma, è unavventura!
Comunque, parleremo non solo di "scrivere i fumetti", ma anche di cosa vuol
dire "scrivere sui fumetti" e magari "descrivere i fumetti". E dei
fumetti come "scrittura", naturalmente. Incontreremo anche chi si occupa
professionalmente di scrivere i fumetti, o di farli scrivere, o di scrivere attorno ai
fumetti.
Franco Fossati, il grande esperto di fumetti che
era anche egli stesso un personaggio dei
fumetti, prima o poi, ci avrebbe ricavato una delle sue divertentissime avventure
disegnate, dai nostri viaggi a Angoulême, e Bruxelles e
San Diego le avevamo già programmate, ma lo aspettava la morte. La stessa che accompagna
tutti noi, solo che andò a visitarlo troppo presto e ci fece limperdonabile torto
di toglierci un amico con cui ridere e sognare. Noi che scriviamo fumetti siamo, spesso,
logorroici. Fiumi di parole. Scritte e, ancora di più, parlate. Al suo funerale cera il gotha del fumetto italiano, gente che sa parlare,
ma, cavolo!, chi riuscì a spiccicarne qualcuna? Lemozione era troppo forte e il
groppo in gola, pure.
Ecco, è anche di questo che leggerete qui. Scrivere fumetti è, come
per tante altre forme di scrittura, scrivere la vita, la morte, i sogni, le emozioni.
Sicuramente avrete sentito dire che fare fumetti è unindustria, pur se non
remunerativa come quella del cinema hollywoodiano, e che si producono cose che
devono essere vendute. Non è del tutto vero. Si possono fare fumetti sui muri delle
città, gratis. Si possono fare fumetti nelle lettere che si mandano agli amici, per
amore. E cè anche, è vero, lindustria del fumetto. Oh, sì! Meno male, ci si
può persino vivere, di questo lavoro. Ma una cosa non va mai dimenticata: chi entra in
libreria (o in edicola) non vuole comprare un pacchetto di carta stampata, magari a
colori.
Tira fuori dal borsellino dei soldi per avere in cambio emozioni. Questo è il patto che lega gli autori
ai lettori.
Bibliografia.
Qui c'è solo qualche titolo. Il resto lo trovate nelle altre puntate, su afNews e nel sito nella
sezione bibliografie.
Manuali tecnici di fumetto: Come
si Diventa Autore di Fumetto, di Alfredo Castelli e Gianni Bono
con disegni di Silver, 1983, supplemento a Eureka n° 7. Seconda edizione
anastatica: Anonima Fumetti, omaggio ai soci Anonima Fumetti. Versione
digitale in linea nel sito dell'Anonima Fumetti.
La Tecnica del Fumetto, di Enrique Lipszyc, ed.
Editiemme, 1982.
Professione Cartoonist, di Luca Novelli, ed. Ikon, 1993.
Il Fumetto professionale, di Massimo Mariani, ed. Ikon.
Fumetto e Arte Sequenziale, di Will Eisner, ed. Vittorio
Pavesio Productions, 1997.
Pensare il Fumetto, di Bruno Concina, Edizioni
3ntini&c., 1999.
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Indispensabili sul Fumetto: Capire
il Fumetto, di Scott McCloud, ed. Vittorio Pavesio Productions,
2000.
Leggere il Fumetto, di Benoit Peeters, ed. Vittorio
Pavesio Productions, 2000.
Gulp! 100 anni a Fumetti, a cura di Ferruccio Giromini,
Marilù Martelli, Elisa Pavesi, Lorenzo Vitalone,
ed. Electa, 1996.
Fumetto, Dizionari Illustrati Mondadori, di Franco Fossati, ed. Arnoldo
Mondadori, 1992.
Il Grande Libro del Fumetto, di Piero Zanotto, ed.
Paoline, 1988.
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