Daniel Torres, Tom a New York - Tom a Los Angeles

Macchia Nera, settembre 1999

£. 26.000 - £. 24.000

 

 

Recensione di Alberto Conte

 

 

Daniel Torres pubblica per giornali, case editrici ed agenzie di pubblicità, come Esquire, Premier, G.Q., Playboy, Penguin Books, Harper & Row, Young & Rubicam, Ayer o Tandem Needham. Il suo stile è accurato e pulito, fortemente influenzato dalla scuola franco-belga.

Il pubblico italico conosce già questo disegnatore spagnolo per opere quali Opium e Rocco Vargas, ma con la pubblicazione di questi due volumi viene a conoscere un nuovo aspetto di Torres: l’interesse per la narrativa infantile.

Tom a New York e Tom a Los Angeles sono incentrati, infatti, sulle peripezie del simpatico dinosauro Tom, che ama viaggiare per il mondo a bordo della sua piccola isola.

Il gigantesco protagonista appare assolutamente inconsapevole della propria identità e quindi delle proprie dimensioni. L’ovvia inadeguatezza diventa fonte di sorriso, mentre il dinosauro si cimenta senza successo, anzi tutto il contrario, in molteplici tentativi d’integrarsi con il genere umano. Tutto sembra andare storto per il nostro eroe, fino al momento dell’incontro con un bambino di nome Billy e suo padre, che scopre il talento pittorico di Tom. Il dinosauro diverrà in breve tempo famoso, sarà nominato addirittura artista del millennio. Si rivelerà ben presto anche il rovescio della medaglia, poiché può capitare che la vita pubblica fagociti quella privata, annullandola del tutto. Il secondo volume vede giungere il nostro a Los Angeles, facendo surf sulla sua isola. Qui farà nuove amicizie ed entrerà a fare parte del mondo della celluloide. La trama è interamente giocata sul filo sottile dell’ironia, mostrando la semplicità assurda dell’ingresso del dinosauro nello show business hollywoodiano. Passerà le giornate insieme ai suoi piccoli amici in piscina senza dimenticarsi, però, di lavarsi sempre bene i denti.

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