Will Eisner, Racconti di guerra
Recensione di Alberto Conte
Lautore sceglie come tema
centrale le necessarie strategie di sopravvivenza attuate dallindividuo di fronte
allorrore, relegando, però, la morte sullo sfondo.
Grazie
allassoluta padronanza del mezzo espressivo il suo storytelling asciutto e pungente
fotografa una realtà che è al fuori di qualsiasi definizione. Senza esprimere giudizi,
si limita a raccontare lasciando i personaggi agire e, soprattutto, essere la storia:
conferma ulteriore del modus operandi dellartista, che preferisce arrivare
alluniversale passando attraverso il vissuto del singolo.
Il registro di queste storie ricorda, a
tratti, lAltman di M.A.S.H., per la
demistificazione della figura delleroico soldato statunitense, ma ciò che interessa
palesemente Eisner non è una contestazione politica, ma la fragilità degli esseri umani.
Esemplare è Lultimo giorno
in Vietnam, primo e più lungo racconto del volume. In esso lio narrante si
azzera e coincide, grazie alluso della soggettiva, con il lettore.
Questo meccanismo permette lidentificazione più aderente con il personaggio della
vicenda, un soldato in procinto dessere congedato cui viene affidato il compito di
accompagnare lautore per una visita guidata della base militare.
Lottusa serenità del militare,
gonfio di propaganda, viene messa duramente alla prova dai fatti che si svolgono intorno a
lui, fino a provocare una crisi di fronte al pericolo di morte. La presa di coscienza è,
però, meno che temporanea e lhappy ending coincide ironicamente con il ritornato
sorriso del personaggio.
A conclusione del volume Eisner sceglie
Croce al merito per George, un racconto molto amaro che ci presenta
lassurdità della burocrazia, mortale in tempo di guerra.