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Pagina 37

L'esercito invisibile della Walt Disney


di ELEONORA LUCCHETTI

"L'unico posto in cui non rimanevano totalmente anonimi era la dichiarazione dei redditi". Così Luciano Bottaro fotografa la situazione di totale anonimato degli autori Disney negli anni Cinquanta e Sessanta. Per oltre mezzo secolo, l'unica firma che comparve sui fumetti licenziati dalla casa di produzione di Burbank fu quella di papà Walt. Oggi l'anonimato dei "fabbricatori" di Topolino e Paperopoli è caduto e certi autori sono persino oggetto di culto. Casa Disney. Autori e diritto d'autore di Fabio Gadducci e Mirko Tavosanis (Puntozero, pagg. 96, 14.000) racconta come un gran numero di disegnatori e soggettisti ha contribuito a costruire quel patrimonio di personaggi conosciuti in tutto il mondo. La storia del singolare rapporto tra la Disney e i suoi autori, testimoniata anche dalle interviste a tre di loro - il già citato Bottaro, Marco Rota, e l'americano Don Rosa - risulta emblematica dei cambiamenti interni all'officina del fumetto, nella quale si incrociano personaggi-archetipo e serialità, contributi individuali e dimensione industriale, qualità artistica e esigenze commerciali. Una volta - racconta Bottaro - considerare arte il fumetto e parlare di "autori" sembrava inconcepibile, oggi è scontato. Almeno in Italia resta, però, da fare definitivamente chiarezza sui termini contrattuali; infatti, come spiega nella postfazione al libro il presidente dell'Anonima Fumetti Gianfranco Goria, si attende che il Parlamento approvi un articolo integrativo alla legge sul diritto d'autore che sancisca la proprietà da parte dei singoli autori/collaboratori delle opere da loro realizzate, anche quando il personaggio utilizzato è stato inventato da altri, come nel caso di Mickey Mouse. Sarà questo l'ultimo passaggio per considerare a tutti gli effetti i fumetti, al pari del cinema, della letteratura e della musica, opera dell'ingegno?
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