Chi si occupa di
fumetti in rete - ma non solo - non può prescindere da quella che è
la fonte di informazioni più aggiornata e ricca in Italia: il sito
dell'Anonima
Fumetti. Un database
inesauribile di news, informazioni, links, schede bio e
bibliografiche, spunti per riflessioni e dibattiti su tutto ciò che
riguarda i comics. A gestire questa interfaccia on line di quella
che è tutta l'attività dell'Anonima Fumetti è Gianfranco
Goria, autore, sceneggiatore ma, soprattutto, "operatore
culturale del fumetto". Questo ruolo sta diventando, secondo
l'opinione di chi scrive, fondamentale non tanto per l'affermazione
della nona arte tra chi già l'apprezza, quanto per il riconoscimento
- anche formale - del fumetto come ARTE a livello
istituzionale. Le lunghe ma importanti trattative tra il Museo
d'Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e il Centro
Nazionale del Fumetto, di cui Goria è il direttore, indicano un
fatto nuovo, assolutamente inedito in Italia. Per la prima volta la
nona arte non è "relegata" in una struttura museale a sé stante (ben
venga anche quella, ovviamente), ma viene "istituzionalmente
riconosciuta" come forma d'arte alla stregua di qualsiasi altra
espressione artistica "alta" e ad essa viene affiancata con pari
dignità.
Se il sodalizio col Castello di Rivoli
andrà in porto ci sarà da segnare una svolta storica, ma già nella
situazione attuale, con l'interesse reale per un'integrazione del
fumetto, è stata vinta una partita che in Italia si giocava da
decenni e che sembrava riservare poche soddisfazioni. Molto conta il
luogo nel quale sarebbe allestito lo spazio dedicato al fumetto: il
Museo del Castello di Rivoli, definito "la Tate Modern italiana",
rappresenta una delle poche realtà della Penisola, insieme al Museo
Pecci di Prato, a portare avanti l'idea di un museo che sia davvero
espressione del "tempo presente". Merito di una direzione
intelligente - affidata a Ida Giannelli - e di una Regione da tempo
all'avanguardia nel cogliere gli stimoli artistici più
innovativi.
Una breve biografia su Gianfranco Goria a cura
del sito www.fumetti.org:
Nato il 3 agosto del 1954 a Bruneck nel
Sud Tirolo, vive e lavora a Torino. Ha due figli (Gabriele,
l'attore, e Stefano, il fisico). Suo fratello, inoltre, è un tipo
tosto... Gianfranco si occupa di fumetti a vari livelli, sia come
autore (coi suoi piccoli personaggi, come i BABs citati e altri),
sceneggiatore (per altri colleghi e, ad esempio, talora anche per la
Disney) e vignettista, sia come divulgatore (insegnando in varie
scuole e università, o tenendo conferenze ovunque richieste, piazze
comprese); nel 1997 ottiene la docenza di Scrittura Creativa e
Sceneggiatura nel corso per Esperti Autori di Fumetti e
Illustratori, diretto da Giovan Battista Carpi per la Sogea (Scuola
di Formazione Aziendale). È stato fra i fondatori della prima
Anonima Fumetti nel 1982, dell'attuale Anonima Fumetti fondata nel
1993 per promuovere la letteratura disegnata e i suoi autori, e
della Fondazione Franco Fossati. Ha lavorato per la costituzione del
Sindacato Italiano Lavoratori del Fumetto, del disegno animato e
della comunicazione visiva, del quale è Segretario Generale
pro-tempore. Dirige il Centro Nazionale del Fumetto.
Lei ha assistito allo sviluppo del
fumetto in rete negli ultimi anni. Dovendo valutare lo sviluppo dei
comics nel web, che situazione ne verrebbe fuori? Esiste una
dimensione del fumetto "fuori dal supporto cartaceo"? Se sì, quanto
può differenziarsi da quella tradizionale?
Come ho avuto modo di dire molte volte,
in diverse interviste, il fumetto è un linguaggio talmente elastico
(anzi: gli autori di fumetti sono talmente creativi) da essere
perfettamente in grado di adeguarsi a qualunque supporto. È sempre
stato così e probabilmente lo sarà ancora a lungo (l'ignoranza e la
stupidità sono i soli freni possibili all'espressione umana). La
carta è solo uno dei supporti in grado di ospitare la
letteratura disegnata. Il web è stato esplorato dagli autori di
fumetto da molto tempo. Da molto prima che diventasse di uso comune
in Italia. Io ho iniziato a lavorare nel campo dell'informatica (per
altri motivi) nel 1980 e già c'erano miei colleghi che
sperimentavano come e più di me, con gli scarsissimi mezzi a
disposizione in quegli anni, nuove forme per la loro fantasia. I
risultati non erano eccezionali, ma man mano che la tecnologia è
migliorata, la situazione è avanzata a passi molto rapidi. Non vedo
limiti seri né dal punto di vista tecnologico, né da quello
artistico/letterario, anzi. Un problema vero, invece, è la redditività
dell'uso del web. Già ora ci sono molti esempi di buon fumetto in
rete, per giunta con forme diverse, a dimostrazione delle ampie
possibilità espressive degli autori anche con questo mezzo
comunicativo. Ma se non si avrà anche un ritorno economico, tutto
potrebbe restare solo nel campo del diletto, allontanando i
professionisti che, invece, ora si stanno avvicinando con estremo
interesse al web. Dunque, sì, c'è una dimensione extracartacea (che
non esclude per nulla la carta, o i muri, o le lavagne, o altro) e
può differenziarsi anche molto dal punto di vista della forma (il
contenuto è altra cosa: è nella nostra mente e nel nostro cuore, non
nella carta o nel monitor) ed è solo un bene che si viaggi anche in
quella direzione: allarga le nostre capacità espressive e la nostra
sensibilità. Lo sviluppo professionale però è legato, come sempre,
allo sviluppo del mercato del web, che altrove viaggia spedito,
mentre da noi è ancora un po' addormentato... Si vedrà.
Il Sindacato dei Lavoratori del
Fumetto: difficoltà e bilanci dell'attività.
Be', i dettagli li trovate su www.fumetti.org/silf. Ma in estrema sintesi il bilancio è per ora estremamente
positivo. Siamo riusciti a dare forma all'unico esempio in Europa
(al mondo, probabilmente) di vero e proprio sindacato in un settore
difficile come quello della comunicazione visiva (fumetto,
animazione, illustrazione, grafica creativa...), in cui la tutela
dei diritti era una chimera lasciata all'improvvisazione, alla
trattativa individuale senza leggi, al buon cuore di chi aveva il
coltello dalla parte del manico. In un settore individualista, fatto
di lavoratori spesso abituati a vivere isolati nella propria stanza,
convinti di essere degli artisti (naturalmente incompresi),
considerando i colleghi come dei concorrenti... Con tutte le enormi
difficoltà dovute alla disgregazione, alla scarsa o nulla conoscenza
di cosa potesse essere (e quindi cosa potesse realmente fare) un
sindacato, allo sfruttamento in molti casi, al vuoto legislativo e
normativo. Invece si trattava solo di fare con estrema decisione un
primo passo serio. L'abbiamo fatto, con l'appoggio convinto del
segretario generale della CGIL Sergio Cofferati, con la struttura
portante del più grande sindacato d'Europa, con la competenza di chi
lavora in questo campo e di chi fa del sindacato da professionista.
Insomma, ottime premesse. E gli autori hanno capito e stanno
imparando cosa deve essere un vero sindacato, fatto dalle persone.
Si sono iscritti, si stanno iscrivendo, ci seguono. Alcuni di loro
sono già in vertenza appoggiati dai nostri legali. Ci stiamo
occupando di leggi a favore del settore. Stiamo ultimando le prime
trattative con le principali case editrici. E ci stiamo preparando
ad affrontare il nostro primo congresso nazionale. Non male per un
sindacato appena nato. Ma va detto che alle spalle ha più di cento
anni di lotte, di quelle vere, fatte, purtroppo, anche col sangue
dei lavoratori. Sangue che ai fumettisti (e animatori e illustratori
e grafici...) non è più richiesto di versare, ringraziando il
Cielo... e chi lo ha versato anche per noi in un passato che sembra
così lontano, ma è ancora quotidianità in molti paesi di questo
pianeta dove anche solo parlare di diritti di donne e uomini è un
reato punito con la morte.
Una delle note più stridenti del
fumetto in rete è data dalla pressoché assoluta assenza di riscontri
economici. Il fumetto "on line" è destinato ad essere un lavoro
"senza portafoglio"? Quali sono le iniziative del Sindacato in tal
senso?
No. Il portafoglio arriverà, secondo
me. In altri paesi, a dire il vero, c'è già. È "solo" una questione
di mercato e di cultura complessiva. In quanto tale non lo vedo come
un problema strettamente sindacale, ma di politiche economiche e
culturali, tra cui l'avvio dei micropagamenti online anche nel
sistema bancario italiano, per dirne solo una. Tuttavia anche in
questo caso ci sono delle iniziative in corso, legate all'andamento
parlamentare... Se ci sarà un cenno di risposta da parte dei
politici, potremo seguire un percorso di legge che potrebbe essere
d'aiuto. Altrimenti ci vorrà un po' più di tempo, tutto qui.
Nella sua attività "extra-web", insieme alla
Vittorio Pavesio Productions lei si è adoperato per la promozione di
testi relativi alla tecnica e alla critica fumettistica. Quanto può
contribuire questo apporto critico alla crescita e alla sua
affermazione come "nona arte"?
Aiuta, aiuta. La conoscenza, la cultura
sono preziosissime (indispensabili) per la crescita e l'evoluzione
di noi umani. Figuriamoci se non aiutano anche il fumetto! Ho scelto
nel tempo di cercare un editore italiano per alcuni libri che
ritenevo fondamentali. Pavesio, oltre a essere un vecchio amico, è
un bravo autore oltre che un capace editore e sulla sua sensibilità
a questo argomento non avevo alcun dubbio. Tutto qui. Ovviamente ho
selezionato alcuni specifici testi che personalmente ritenevo
essenziali e ho cercato di farli conoscere non solo nell'ambito
fumettistico, dove alcune cose dovrebbero essere scontate (in
realtà, non lo sono affatto...), ma anzitutto negli ambienti di
studio, nelle università (dove, infatti, sono ormai utilizzati come
libri di testo) e questo aiuta anche ad accreditare questo
linguaggio in ambito intellettuale. Ho poi cercato anche di
convincere il prode editore a entrare con quei volumi nel settore
delle "librerie normali", oltre alle fumetterie, per raggiungere il
grande pubblico. Era convinto da sé che l'impresa, per quanto
costosa, andava assolutamente affrontata! Lo ha fatto e funziona.
Così si raggiunge anche il "normale" lettore di libri "normali". E,
oltre alla cultura, ne trae vantaggio anche il mercato: cosa si
vuole di più?
A proposito di questo, uno dei
suoi progetti col Centro Nazionale del Fumetto pare porterà alla
"conquista" di uno spazio interamente dedicato al fumetto in uno dei
luoghi simbolo dell'arte contemporanea in Italia, il Castello di
Rivoli (Torino). Questo rappresenta a mio avviso un passaggio
storico per il fumetto in Italia, perché se di centri o musei
dedicati al fumetto ormai ne esistono diversi, sarebbe la prima
volta che un luogo deputato ad ospitare l'arte "maggiore" offre
alcuni suoi spazi in maniera permanente a quella che
istituzionalmente è sempre stata considerata, nel migliore dei casi
un'arte minore. Sta cambiando qualcosa anche da noi? Il fumetto
entrerà di diritto nell'arte contemporanea?
Il fumetto è già nell'arte e nella
letteratura contemporanea. Grazie al lavoro di grandi artisti.
Quanto al Centro Nazionale del Fumetto, è solo il mondo della
politica che, in taluni casi, è restia a darci il credito che
vorremmo avere... o, in altri, ha tempi lontanissimi dai nostri. Già
a Lucca sembrava ormai cosa fatta per il nostro maxi progetto di
Museo, e invece è bastato un cambio di giunta per farlo finire nel
frigorifero, nonostante fossimo riusciti a convincere il Governo a
investire un bel po' di miliardi nell'impresa. A Rivoli avevamo
proposto un Centro Nazionale faraonico com'è nel nostro stile
(esagerato: amiamo puntare molto in alto; a volte abbiamo successo,
a volte no), ma gli enti pubblici sembrano avere intenzioni diverse,
più pragmatiche. E non sarebbe male, tutto sommato, giacché la loro
proposta è di ampliare le sezioni del prestigioso Museo di Arte
Contemporanea al Castello di Rivoli, inserendo fumetto,
illustrazione e pubblicità. Sarebbe in effetti un gran bel
risultato, ma è ancora presto per dire se ci arriveremo o no. Come
dicevo, i tempi della politica sono molto diversi dai nostri: ci
vuole una smisurata pazienza. E testa dura. Be', se l'Anonima
Fumetti è ancora qui è perché ce l'abbiamo...
Expocartoon e Romics, una
vicenda che sta assumendo contorni che personalmente ritengo
grotteschi: qual è il suo pensiero in proposito?
Non pensavo che si sarebbe arrivati a
vedere cose del genere. Ma tant'è. In fondo il mondo delle fiere è
lo stesso, indipendentemente dagli argomenti trattati: di soldi, si
tratta, mica di altro. Ceramiche, tappi di bottiglia, fumetti,
automobili, vacche... Una fiera è una fiera. Chi le organizza pensa
anzitutto ai soldi; è il suo mestiere. Non c'è nulla di male. Chi ci
fa una figura strana, invece, è chi dice di occuparsi di cultura...
Chiudiamo con un gioco in
perfetto stile Smoky Man. Le cito alcuni nomi di autori, lei può
associarli a qualsiasi pensiero le venga in
mente:
· Alan Moore - una
bella barba (in senso letterale)
· Will Eisner -
cavolo, quant'è simpatico!
· Sergio Toppi - la
modestia fatta persona
· Edgar P. Jacobs - una dolce nostalgia
· Scott McCloud - che testa (in senso
metaforico)
· Frank Miller -
nero
· Miguel Angel Martin -
qualcuno deve pur fare il lavoro sporco
· Alex Ross -
segni
· Go Nagai - domo
arigato gozaimasu
· Magnus - ammazza,
che roba!
· James Kochalka -
quante kappa...
· Carl Barks - la
gioia della fantasia
· Chris Ware - uno
che sa parlare coi disegni
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