La storia della
storia
I Tre Samurai
(San nin no Samurai)
Un inedito per pochi intimi
Molte volte succede che un
racconto, una canzone, un film, una lettera non possano raggiungere i destinatari per
mille motivi diversi.
E tutto l'amore, la passione, il dolore, la gioia, le emozioni, la vita che c'erano dentro
"vanno perdute per sempre come lacrime nella pioggia"
(Sì, è
proprio Blade Runner
)
Questa si è arenata chissà dove, chissà perché... Nell'ambiente del fumetto (disneyano
in particolare) questa storia è stata comunque vista (pur senza essere mai stata
pubblicata benché regolarmente pagata), un po' a seguito di mostre fatte quando la storia
non era neppure del tutto inchiostrata (a Torino Comics e in diverse
altre sedi), e ancora in seguito a Lucca Comics all'interno di una mostra
sul fumetto di ispirazione orientale, un po' nei corsi di fumetto (per le sue peculiari
caratteristiche) e tra gli esperti.
La Warner, anni dopo, pubblicò allegramente e
senza alcun problema, una parodia (non particolarmente curata, a dire il vero, e
decisamente non affettuosa come la mia ) de I Sette Samurai interpretata
dagli Animaniacs. (sull'albo numero 13, maggio 1996, della serie
Animaniacs.)
Affetto. Già, di questo si trattava. Affetto per Topolino e company,
grande e legato alla mia prima infanzia negli anni cinquanta, su un tappeto, circondato
dei primi libretti di mio fratello pieni di Barks e Gottfredson.
Affetto per il grande cinema e le sue emozioni senza tempo. Affetto stimolato dalla
richiesta di Massimo Marconi (allora capo servizio sceneggiature di
Topolino): una sfida grossa, quella di portare la forza e la grandezza del cinema di Kurosawa
nel mondo particolarissimo dei Topi senza snaturarlo in modo parodistico, realizzando un
vero omaggio. Affetto che, come spesso succede alle emozioni umane, si è scontrato con le
aride "necessità" delle multinazionali. Necessità che a me, cosciente, volente
o nolente, dell'assoluta impermanenza delle cose tutte (della vita stessa come normalmente
viene percepita, anzitutto ), appaiono sostanzialmente prive di vera intelligenza, ma
tant'è. (La vita è come una goccia di rugiada su una foglia di loto, dicono in
India
basta un lievissimo alito di vento
)
Bah
Avrebbe potuto, e dovuto, uscire nel 1994, per i quarant'anni
del film (e i miei, tra l'altro)
Per i dettagli del percorso creativo e tecnico che ha portato alla realizzazione di questa
storia prima di essere affidata al disegnatore, potete leggere le sette pagine pubblicate
da Luca Novelli sulla sua rivista Grafica & Disegno.
(Per la precisione, sul numero 15, gennaio/febbraio 1995.)
Non posso invece allegare le centinaia e centinaia di fotografie, disegni, immagini
tecniche di riferimento, libri e una videocassetta con il film originale in giapponese
nella sua versione integrale (quella più lunga di oltre un'ora), che componevano la
documentazione iconografica e culturale che feci avere al disegnatore Claudio
Sciarrone (allora giovane promessa del fumetto disneyano italiano e che si
innamorò del progetto al punto di lavorarci con inconsueta lentezza pur di dare il meglio
possibile di sé).
Qui aggiungerò solo che iniziai a lavorare sulla storia il 25
novembre 1992, a Roma, dopo parecchio tempo di macerazione per riuscire a trovare
il "ponte" in grado di collegare la psicologia e le motivazioni dei personaggi
del film e quella dei nostri eroi di carta. Non facile. Nell'articolo per Novelli risolvo
il problema in poche righe per esigenze di sinteticità, ma in realtà potei cominciare a
scarabocchiare qualcosa solo dopo aver rivisto il film parecchie volte di fila, nella mia
"clausura" romana (oltre al fatto che finché non riuscii a mettere le
mani sulla versione integrale del regista nulla sembrava potersi muovere, che qualcosa di
impalpabile mi mancava sempre e non potevo sapere che la sensazione era giusta, che quel
"qualcosa" era contenuto nelle meravigliose scene tagliate dai produttori).
Poi ci vollero alcuni mesi (almeno sei) per stendere una sceneggiatura che mi
soddisfacesse abbastanza (ovviamente, se potessi, ci rimetterei su le mani ancora, per
correggere alcune cosette qua e là, ma questo è normale per qualunque creativo). Mesi di
passione. Che sapevo bene non poter essere ripagata in alcun modo dalle tariffe di
mercato, ma che sarebbe stata ripagata dal fatto di trasmettere ai lettori le emozioni
enormi che avevo vissuto in quel periodo. Invece, niente da fare. La
"trasmissione" è arrivata solo fino al disegnatore e alla sua appassionata
interpretazione e a pochi amici (tra cui il caro Franco Fossati a cui si
deve, ad esempio, la giusta "perdita" del fiocco da parte di Minni ). (Nelle
copie che ho io, il fiocco appare ancora nelle prime pagine, perché non ne ho mai
ricevuto la versione definitiva, quella che Claudio ritoccò dopo il parere di Franco
sulla coerenza formale anche nell'abbigliamento di Minni rispetto all'epoca
dell'ambientazione, che per tutto il resto era "scientificamente" applicata.)
Già. Per una grande azienda questa non è che una delle tante
storie inutilizzate per vari motivi. Ma Claudio e io ci abbiamo messo molto, dentro. E,
mesi dopo, Giorgio Cavazzano mi disse che avrebbe voluto interpretarla
lui questa storia (è noto il suo amore per il cinema), ma quando Marconi gli chiese se
avesse tempo per una nuova storia, Giorgio era impegnato su altro e Massimo,
evidentemente, non aveva specificato di cosa trattasse il soggetto
(Fu una
scena buffa, per certi versi. Eravamo nel cinema affollatissimo in cui la Disney Italia
presentava The Lion King, e Giorgio mi chiese a cosa stessi lavorando in quel momento.
Quando gli dissi cosa stava disegnando Claudio di mio, Giorgio esplose in un accorato
"Perché non me l'hai detto? Avrei voluto farla io, quella storia!", per poi
capire che proprio quella era la storia che Massimo gli aveva proposto, parecchio tempo
prima
Così vanno le cose, a volte.) Così l'occasione passò al bravo
Sciarrone che, come potete vedere, ci mise l'anima realizzando un piccolo capolavoro.
Ok. E' tutto. I dialoghi li avrei ulteriormente ritoccati e "concentrati" prima
di passare al lettering (come d'intesa con Marconi), ma le cose andarono diversamente, per
cui, cari amici, qui li trovate in una forma più "letteraria" e non finita come
avrei voluto.
Certo, ciò che vedete qui non è una vera "pubblicazione", spiacente. Questo è
solo uno strumento didattico che può essere utile a chi impara l'arte del fumetto (o a
chi vuole solo saperne di più) per leggere dall'interno i percorsi creativi che portano a
quelle storie che, di solito, vengono lette in pochi minuti pur avendo dentro di sé un
oceano di lavoro. In fondo, potrebbe ancora darsi (se gli originali non sono stati
distrutti) che la storia possa, un giorno, vedere la luce, chissà....
Gianfranco Goria
Gianfranco.Goria@fumetti.org, www.fumetti.org/goria