FUMETTI E BIBLIOTECHE
di Leonardo Gori ©

Prima di essere riconosciuto come mezzo espressivo autonomo e di tutto rispetto, degno di considerzione come la Letteratura e il Cinema, e non un passatempo da semi-analfabeti, il Fumetto ha dovuto penare parecchio. Nel Ventennio, tutto sommato, ci si limitò a chiudere i confini ai comics anglosassoni e a sindacarne forme e contenuti: lo si utilizzò anche come mezzo di propaganda, ma ci fu qualche spirito illuminato (come Antonio Rubino) che ne comprese l’importanza e l’originalità. Ma dal Dopoguerra in poi, il Fumetto fu bistrattato, vilipeso, perfino perseguitato. Non c’era criminale minorenne che - secondo il cronista di turno - non avesse un armadio pieno di fumetti, non c’era Parrocchia che non mettesse all’indice Pantera Bionda o Gim Toro, o perfino Gordon e Mandrake. Senza parlare del mondo della cultura "alta": salvo pochissime eccezioni, "fumetto" era sinonimo, in certi ambienti, di sotto-letteratura, di trash, come si direbbe oggi.

C’è voluto il Salone Internazionale dei Comics, prima a Bordighera, poi a Lucca e infine a Roma, e iniziative come la rivista "Linus" (1966) per cambiare le cose. Ma in un particolare ambiente, tutto è rimasto più o meno come prima: ci riferiamo alle Biblioteche Pubbliche, per le quali il Fumetto non ha ancora praticamente diritto di cittadinanza. E sì che ce ne sarebbe particolare bisogno, perché pubblicazioni materialmente effimere come i "giornalini" necessitano di particolari cure per la loro conservazione, ed è quindi necessaria proprio una struttura pubblica (delle collezioni private parleremo un’altra volta) per poterli consegnare ai posteri, gli unici in grado di giudicarne con obiettività il valore formale.

C’è una legislazione apposita, che una volta tanto è di antica data e non fa una piega: il Diritto di stampa. Per legge, a Firenze, La Biblioteca Nazionale Centrale riceve obbligatoriamente una copia di quanto stampato in Italia. Quindi, virtualmente, il palazzone sul Lungarno possiede la più vasta collezione di fumetti nazionale. E invece... manca poco al trentennale dell’Alluvione, ma nessuno ricorda che fra gli "angeli del fango", nel 1966, doveva circolare un "ordine non scritto": lasciar perdere i fumetti. E se in quel momento si imponevano davvero delle drastiche scelte, anche se dolorose, la successiva incuria verso il patrimonio della Narrativa Disegnata è invece molto meno comprensibile.

C’è una straordinaria eccezione, a Firenze, per quanto riguarda questo problema. E’ costituito dalla Biblioteca Marucelliana di Via Cavour, una prestigiosa istituzione aperta al pubblico il 18 settembre 1752 con il preciso compito di fornire gli strumenti della conoscenza universale ad un mondo di lettori che non possedevano biblioteche, o che non avevano accesso alle biblioteche private o a quelle riservate ad élites. Intenti chiaramente espressi anche nell’epigrafe che campeggia sulla facciata: Marucellorum Bibliotheca publicae maxíme pauperum utilitati. Roberto Maini, Anna Nocentini e Marta Zangheri, unendo la preparazione professionale alla riscoperta del Fumetto e in perfetto accordo con la Direzione dell'Istituto, prima affidata a Franca Arduini (ora alla Medicea Laurenziana) e adesso a Maria Prunai Falciani, hanno dato vita a uno straordinario progetto: il recupero, la catalogazione, il restauro e la presentazione al pubblico - anche non specialistico - dei fumetti giunti alla Marucelliana per diritto di stampa. E' stata realizzata una spettacolare mostra nel giugno-luglio 1994, con un prezioso catalogo edito dalla attuale Casa editrice Nerbini: primo esempio del genere del nostro paese per quello che riguarda la prestigiose biblioteche statali dipendenti dal Ministero per i beni culturali.

Chiediamo proprio a Maini quali sono state le motivazioni culturali dell'inizlativa, quali i problemi, quali i risultati e cosa di propone la Biblioteca per il futuro. "Le motivazioni vanno individuate nel servizio: sistemare e catalogare questa parte della produzione editoriale spesso trascurata e accatastata in qualche angolo (o poggio scantinato...) e spezzare il monopolio troppe volte esclusivo e fuorviante del collezionismo. Non ci dovrebbero essere più dubbi che il fumetto entra alla pari nel mondo della cultura. La Biblioteca, in questi anni, ha portato avanti tutta una serie di iniziative di recupero e valorizzazione di materiale considerato di secondaria importanza, come la letteratura per l'infanzia e la letteratura ‘gialla’, gli almanacchi e i lunari, organizzando mostre e soprattutto cataloghi. Per i fumetti Nerbini si sono ricostruite provenienze e vicissitudini, e tutto il materiale è stato sistemato in un fondo a parte, il ‘Fondo Fumetti Nerbini’: 18 titoli di periodici per un totale di oltre 1500 fascicoli e circa 500 albi, che coprono il periodo 1920-1954. La biblloteca su questa base ha svolto anche una massiccia campagna di acquisti sul mercato antiquario, riuscendo a completare la produzlone nerbiniana. La documentazione del lavoro svolto è contenuta nel catalogo della mostra del '94 e in quello della mostra ‘Dal manoscritto al fumetto’, del dicembre del '95. Per il futuro, il progetto è ambizioso: spingere affinché si arrivi anche nel nostro Paese a costituire il Centro di documentazione del Fumetto. La Marucelliana ha intenzione di fare la sua parte, intanto per l'ambito territoriale che le compete, quello fiorentino".

C’è da augurarsi che il progetto vada in porto. Esistono delle iniziative analoghe, in altre città, e quindi la lotta sarà dura. Da parte nostra non possiamo che fare il tifo per la Marucelliana.