L’IMPIEGATO A FUMETTI
Alcuni appunti senza pretese sulla presenza dei lavoratori nel mondo dei comics
Penso non esista un argomento che non sia stato trattato dal poliedrico Media che chiamiamo Fumetto. Ogni aspetto della vita interessa e stimola l'Autore (e il lettore) di fumetti, ed il "pianeta lavoro" è - ahimé - un aspetto della vita!
Qui per lavoro intendo ovviamente solo quello salariato e solitamente spiacevole di operai, impiegati e simili, escludendo quindi ogni attività lavorativa fatta per hobby. Certo questo tipo di lavoro non pare offrire grossi spunti per il fumetto d'avventura o realistico: attività troppo statica, chiusa in ambienti dove "non succede mai nulla" - almeno di solito... Infatti ecco apparire Banche d'ogni sorta nei Western (ad esempio), dove l'attività principale dell'impiegato sembra sia quella di farsi rapinare dai desperados di passaggio con una tale frequenza che alcuni cassieri li accolgono ormai con un sorriso se non con totale indifferenza (specie, è ovvio, nei fumetti avventurosi - umoristici).
Viceversa nel fumetto Comico proprio il "tran-tran" quotidiano è visto come ricco di spunti umoristici e satirici di tutti i tipi! Calando quindi questa analisi semiseria nella realtà di alcune serie abbastanza note, noto anzitutto che i lavoratori qui non sono rappresentati come dei miseri Fantozzi, incapaci di uscire dalla loro condizione succube di schiavitù a pagamento; al contrario o sono ben inseriti nel loro ambiente o riescono ad uscirne con una certa abilità. Certo anche qui c'è i tipo banale, che vegeta come una pianta del suo stesso ufficio, ma è così poco interessante da essere usato in genere come "contorno" per non correre il rischio di addormentare il lettore.
In generale si possono notare due grandi categorie di lavoratori: i Fannulloni e gli Stacanovisti.
Di solito quelli che riscuotono la nostra maggiore simpatia sono i fannulloni. E' noto il successo della striscia inglese Andy Capp (che ha generato addirittura una serie di imitazioni, come quella dell'americano Moose), non-lavoratore per eccellenza, nemico del "collocamento", dedito solo al sonno, al gioco e al pub.
Situazione molto simile a quella del suo connazionale Tommy Wack, operaio di una grande fabbrica che, nonostante le continue reprimende del suo capo-reparto, continua a dormire imperterrito nelle casse degli utensili (dove - chissà come - riesce pure a giocare a carte con i suoi colleghi!) e a fomentare incessanti vertenze sindacali.
Apparentemente più inserito nella produzione sembra Bristow, anch'egli inglese ma impiegato in una mega azienda tipo import - export. Ovviamente è solo apparenza. A dispetto della massiccia presenza del capo ufficio Fudge (un omone enorme dalla voce terrificante, più simile ai "cattivi" di Chaplin o ai sergenti americani che ad un impiegato di concetto), il nostro Bristow non ha problemi ad integrarsi all'ufficio continuando a vivere la propria vita: dorme alla scrivania con gli occhì aperti e la penna in mano pronto a ripartire a metà parola appena sopraggiunge il capo; instaura un rapporto d'amicizia con il piccione che si ferma davanti al suo davanzale; vola con la fantasia nei luoghi più esotici; vive insomma l'orario di lavoro come una pausa tra il tè del pomeriggio (momento solenne per gli inglesi, in cui si risveglia l'intera ditta - cfr. il nostro "momento del caffè"), e l'uscita.
Dicevo della simpatia naturale che abbiamo per chi riesce (con abilità spesso notevole!) a vivere la propria vita anche sul posto di lavoro. Però ci sono anche degli stacanovisti simpatici.
E' il caso di Dagoberto (il marito dell'americana Blondie) che ce la mette tutta in ufficio senza mai riuscire a soddisfare il padrone. Imbranato e combina guai sul lavoro, ma non ci fa proprio caso e tira diritto per la sua strada. E' tutto sommato un normale impiegato americano, come il suo collega della serie HI & LOIS (il papà della piccola Ciccibum, per intenderci).
Un mondo, quello dell'impiegato come traspare dai comics inglesi ed americani, molto spesso spersonalizzato, che non diventa alienante in modo totale solo quando il soggetto riesce a trovare Fuori le proprie soddisfazioni (ad esempio la famiglia per Dagoberto ed Hi) o a portare Dentro la propria vita (come fa Bristow).
Può però anche aversi il caso illustrato dalla serie americana On The Fastrack, am bientata in una medio - piccola azienda di servizi informatici. Qui in genere gli impiegati sono appassionati al loro lavoro, ci passano le notti, sono la gioia della loro padrona, e i loro tratti umani emergono solo nelle brevi pause (dovute più che altro ai tempi morti in cui il computer sta elaborando dei dati ...), ed ecco apparire le piccole gelose d'ufficio, i problemi familiari, le angosce esistenziali...
Ma c'è ancora un tipo di lavoratore su cui vorrei soffermarmi in questa rapida carrellata (nella quale ho volutamente tralasciato il panorama del fumetto italiano).
E' Paperino. "Ma come!", direte voi, " Paperino è un fannullone, uno scansafatiche, sempre sull'amaca, ecc. ecc. ecc.". Non è vero.
Il Paperino originale di Carl Barks (l'autore che ne ha fatto una star) ha svolto centinaia di attività di ogni genere e spesso con successo eccezionale! E' solo in Italia che alcuni autori ne hanno fatto per un certo periodo un fallimento cronico poco credibile. Ma non è così.
Nella sua umanità è spinto anch'egli a cercare una vita più soddisfacente e, come tutti noi nei suoi continui tentativi è certo soggetto ad alti e bassi. Però il valore essenziale che esprime comunque, nei suoi trionfi momentanei come nei suoi disastri, è la volontà di continuare a tentare sempre e di nuovo.
Una volontà inarrestabile di lotta per una vita migliore che, come Movimento sindacale, ci augureremo avessero sempre Tutti i lavoratori.
Gianfranco Goria