Facciamo un viaggio ideale con la macchina del tempo, magari - tanto per entrare subito in tema - con la cronosfera di Brick Bradford. Anzi, facciamone addirittura un paio, dividendo il nostro flashback in due parti, non molto distanti fra loro ma alquanto diverse. Primo tempo: facciamoci trasportare alla fine degli anni Cinquanta, e andiamo a curiosare all'edicola. In mezzo a una caterva di strisce e di albi di piccolo formato, dell'antica tradizione dei "giornali" a fumetti restano solo quattro rappresentanti: "Il Giorno dei ragazzi", "Il Corriere dei Piccoli", "Il Vittorioso" e "Il pioniere". Solo il secondo si regge completamente sulle proprie gambe. "Il Giorno dei Ragazzi" è un inserto gratuito del quotidiano di Mattei; "Il Vittorioso", oltre che alle edicole, si appoggia in prevalenza al circuito delle parrocchie; "Il Pioniere" circola praticamente solo fra i ragazzi delle famiglie iscritte al PCI. Per molti fra i lettori di fumetti più anziani, i suddetti "giornali" non possono far altro che suscitare il nostalgico ricordo dei leggendari fogli d'anteguerra, da "Topolino", a "L'Audace", a "L'avventuroso", sui quali era nato il primo grande boom del fumetto d'autore in Italia. Giornali (e albi) che si trovano ancora sulle bancarelle dell'usato, benché sia appena iniziato il fenomeno del collezionismo di fumetti d'epoca.
Nel 1957 arriva una bella sorpresa: la Casa Editrice Nerbini di Firenze, ritenuta da tutti scomparsa (e in effetti da tempo il suo titolare, Mario Nerbini, l'ha abbandonata), si rifà viva e lancia nelle edicole, a 200 lire, la ristampa dei primi 21 albi a colori del Gordon di Alex Raymond, già pubblicati nel 1947. A differenza dell'edizione dell'immediato dopoguerra, questa ristampa viene "depurata" dei 9 albi finali, apocrifi, disegnati da Guido Fantoni. In un certo senso, si tratta della prima ristampa fatta con criteri filologici, per quanto assai grossolani. La ristampa di Gordon costituisce una sorta di segnale convenuto: Mario Nerbini, trasferitosi a Roma dopo il fallimento della sua Casa Editrice, alla fine degli anni Cinquanta vara alcune collane formato comic book (per noi "albo d'oro") con ristampe, quasi sempre malamente lucidate, di classici dei grandi eroi americani. Gli albi di Nerbini hanno un buon successo, mentre a Milano la Corno lancia una nuova collana di albi di Gordon, con la produzione più recente del personaggio.
La pubblicazione milanese, per la prima volta, ospita brevi articoli sul Fumetto: si comincia a parlare di strisce giornaliere, di tavole domenicali, di date con il mese davanti al giorno (secondo l'uso anglosassone), di strani salti a fine settimana (si lascia il posto, ovviamente, alla tavola domenicale). Appaiono i primi annunci di cerco/vendo, si pubblicano i primissimi "prezziari". Poi, all'inizio degli anni Sessanta, Mario Nerbini cede le sue collane ai Fratelli Spada, che in breve tempo, grazie alla competenza e all'iniziativa di Massimo Liorni, danno inizio ad un organico piano di ristampe cronologiche e integrali dei classici degli anni Trenta. Si comincia con Mandrake, L'Uomo Mascherato, Cino e Franco. Nel 1964 è la volta - dopo un'intensa campagna pubblicitaria - del Gordon di Raymond. Sulle pubblicazioni Spada c'è una ricca rubrica delle lettere (In risposta alla pregiata vostra del...) in cui appare una gran messe di notizie, e dove si precisano i desiderata dei lettori, si ricostruiscono "cronologie", si fanno progetti per il futuro.
Ma è anche vero che i collezionisti più avvertiti non sono pienamente soddisfatti. Nel frattempo la Cultura ufficiale si è accorta del valore estetico dei fumetti, è nata la rivista "Linus", si è inaugurato il Salone dei Comics a Bordighera; i collezionisti d'antiquariato sono usciti dalle catacombe, gli appassionati si sono evoluti. Le edizioni Spada soffrono di alcuni grossi difetti: dispiace soprattutto il formato degli albi, troppo piccolo per valorizzare strisce e tavole, e poi "obbligato", così che gli originali devono essere rimontati per poterli impaginare. Poi ci sono troppi adattamenti: vignette allungate, ingrandite con disegni apocrifi, tagliate. E infine, a parte gli innumerevoli "salti" cronologici, molte storie sono addirittura lucidate. Il primo revival del fumetto d'epoca si basa insomma su edizioni alquanto discutibili, che non possono accontentare i palati più esigenti. In ogni caso, gli albi Spada smuovono le nostalgie di un esercito di ex "ragazzi degli anni Trenta", e nel contempo appassionano una generazione di giovanissimi, che scoprono per la prima volta il fumetto classico americano, innamorandosene a prima vista. Grazie agli albi Spada, appassionati di fumetti con età variabile tra i quindici e i vent'anni si formano un gusto estetico (modellato sui Giganti d'oltreoceano), una cultura specifica e una mitologia personale. Le rese delle pubblicazioni romane, ridistribuite alla fine del decennio nelle "buste", saranno poi in grado di appassionare (e segnare per sempre) generazioni ancora più giovani.
Secondo tempo. Con la solita cronosfera, portiamoci ora agli ultimi fuochi di un decennio - gli anni Sessanta - che sarà ricordato, forse ingiustamente, come "favoloso". Fermiamoci, grosso modo, nel 1968, e facciamo di nuovo un salto all'edicola. Per gli amanti del buon fumetto, con un occhio di riguardo per quello classico, oltre a "Linus", a "Eureka", al "Sgt. Kirk" (e a "Tex", per chi ama il "popolare"), c'è praticamente il vuoto: "Il giorno dei Ragazzi" ha cessato le pubblicazioni; i "Disney italiani" sono in netto declino; gli Spada hanno accusato una battuta d'arresto; le indimenticabili "Grandi storie" di Topolino hanno appena chiuso i battenti... Manca ancora qualche anno all'uscita di serie come "Il Topolino d'oro" (Tutte le storie di Topolino, originali e integrali, dal 1930 al 1945, recita il sottotitolo di una pubblicazione che ci deluderà numero dopo numero), e la preziosa "Enciclopedia dei fumetti" a dispense di Gaetano Strazzulla.
Andiamo allora in uno dei nuovissimi (e rari) negozi specializzati in fumetti d'antiquariato. La situazione è sconfortante. Giornali e albi "d'alta epoca", specie in serie complete, sono rarissimi (molto più di quanto lo siano oggi, dopo trent'anni di accanite ricerche), in precario stato di conservazione e con prezzi stratosferici. Non va molto meglio con le pubblicazioni più recenti. Le "serie cronologiche" dei Fratelli Spada, benché abbiano pochi anni sulle spalle, sono vendute a peso d'oro: Giungla in fiamme, un albo dell'Uomo Mascherato, viene disputato fra collezionisti come fosse Topolino contro Wolp.
Meglio fare un salto in libreria. Qualche anno prima, nel 1965, due collezionisti romani improvvisatisi editori (Sergio Trinchero e Rinaldo Traini) hanno stampato cinque volumetti del Cavernicolo Uup (Alley Oop di Vincent T. Hamlin), un cartonato e quattro tascabili. La Casa Editrice si chiamava Comic Art. Qualcosa, con la distribuzione, non era andato per il verso giusto, e la sigla editoriale era tornata subito nell'oblìo. Non così i suoi organizzatori, che sono diventati due nomi ubiquitari del comicdom internazionale. La serie "L'età d'oro del fumetto" di Garzanti si è arricchita di un titolo "avventuroso", dopo anni di "primi eroi": si tratta di un volume di Flash Gordon. Ma è un po' poco per placare la sete di appassionati e collezionisti. Chi è "del giro", chi "sa", chi è abile nello spulciare gli annunci di "Linus", chi è stato a Lucca, è a conoscenza di un mondo alternativo, che sta muovendo i suoi primi, timidi passi, ma che è assai promettente.
2. Nasce il "Club Anni Trenta"
A Milano, nella primavera del 1966, due appassionati, Paolo Sala e Alfredo Castelli, mettono su la prima fanzine italiana, "Comics Club 104". La ricevono e la leggono in pochi, ma a quei fortunati si schiude un universo assolutamente nuovo: il collezionismo di fumetti è trattato seriamente, con cognizione di causa. Una sensazione veramente inedita ed elettrizzante. Il n. 3, del novembre, è addirittura una Guida a Topolino: per la primissima volta, Castelli prova a schedare tutte le storie "eroiche" di Gottfredson (che ancora non conosce, e così "inventa" Al Levin), e tutti gli autori disneyani. Nell'aprile/maggio 1967, "Comics Club 104" ricomincia da 1, edita da Gino Sansoni di Milano, con una diffusione appena maggiore. Allegata alla rivista, c'è la prima ristampa "anastatica" di un albo a fumetti d'anteguerra: si tratta de La chiave d'argento, un "Albo dei tre porcellini" con l'Ispettore Wade. "Allora si può fare" pensa qualcuno, "allora si potrebbero ristampare tali e quali tutti gli albi d'anteguerra, e magari..." Ma andiamo con ordine.
Nel maggio del 1967, a Genova, Gianni Bono e Nino Bernazzali pubblicano il primo numero di una nuova fanzine, "Comics World". A Genova vivono anche due agguerriti collezionisti, Ernesto Traverso e Silvano Scotto: il primo accarezza da tempo il sogno di produrre degli albi a tiratura limitata, che vadano a "tappare i buchi" degli editori professionali, il secondo commercia in fumetti d'antiquariato. E' fatale che Traverso, Scotto, Bono e Bernazzali si incontrino. Il n. 2 di "Comics World", datato marzo 1968, è un albo in formato orizzontale grande, dal titolo Gli Uomini di guttaperca (la prima storia dell'ispettore Wade). Si tratta di un' edizione filologica, con copertina "in stile", ma realizzata ex-novo con un montaggio di vignette in bianco e nero. L'albo è frutto della collaborazione dei quattro genovesi, ed ha un buon successo. Nel marzo del 1969 esce una ristampa "quasi anastatica" dell'albo L'attentato alle dighe, di Jim della Giungla, e nel maggio un'edizione riveduta e corretta de Il maniaco delle isole Pagnan, della stessa serie. Bono e Bernazzali proseguiranno con la loro fanzine fino al dicembre del 1972; poi Gianni Bono continuerà da solo con la rivista "If" e con altre mille iniziative, di cui parleremo in seguito. Nel frattempo, escono fra l'altro tre volumi con le strisce di Red Barry in lingua originale e due con Terry e i pirati.
Nel 1969, Traverso e Scotto fondano il "Club Anni Trenta". L'intento è lodevolissimo, i criteri con cui si realizzano gli albi veramente scientifici. In un'epoca dominata dai pocket, in cui le strisce sono sottoposte a ogni genere di tagli e rimaneggiamenti, il formato degli albi del club - comunque sempre assai grande - è in funzione del contenuto, e non viceversa. Come prima cosa, si decide quali personaggi prendere in considerazione. Si escludono per il momento alcuni "immortali" come L'Uomo Mascherato e Gordon, perché le edizioni dei Fratelli Spada (che ne detengono i diritti) sono ancora troppo recenti. Si prosegue allora con L'Ispettore Wade e con Jim della Jungla, si riprende la dimenticata serie G-Men, si stampano degli episodi di X-9 mai riediti in albo. Nel 1970 arrivano grandi novità. La collezione de "L'audace", uno dei leggendari giornali anteguerra con i favolosi eroi d'oltreoceano, è fra le più introvabili: Traverso e Scotto, allora - sentito il parere di molti collezionisti - danno il via alla ristampa delle tavole domenicali del Brick Bradford di Ritt e Gray, apparse sul settimanale in questione e mai più degnamente ristampate. Ma l'antica edizione, per quanto ottima, era priva di alcune tavole e vignette. Silvano Scotto è in grado di procurarsi il materiale mancante, e di integrare così l'edizione de "L'audace". E' un autentico criterio filologico, che manda in sollucchero i collezionisti e gli appassionati più consapevoli e intelligenti. Il risultato sono alcuni grandi albi, con qualche pecca di stampa (manca la selezione del colore, tanto per cominciare) ma pieni di fascino, che fanno scalpore tra i collezionisti.
Già, ma come ci si procurano gli albi del "Club anni Trenta"? Bisogna scrivere a Scotto e Traverso, che periodicamente emettono dei "comunicati" con i programmi delle uscite. Gli albi sono indubbiamente molto cari: sulle 5.000 lire l'uno, quando "Eureka" costa 400 lire e la benzina 200 lire al litro. I responsabili del club dichiarano che il prezzo è calcolato dividendo le spese vive di realizzazione per il numero medio di acquirenti, che si afferma non è superiore alle 120 unità. Gli albi arrivano per posta, con tutti gli inconvenienti del caso: è l'epoca dei primi, gravi disservizi pubblici, con pacchi postali che spariscono o arrivano in condizioni disastrate. I rari negozi specializzati in fumetti d'antiquariato, a volte, mettono in vendita le ancora sporadiche edizioni "amatoriali". Ma - cosa oggi davvero incredibile - applicano spesso un sovrapprezzo sul già alto costo degli albi! Restano le mostre mercato, ma fino al 1971 c'è solo quella di Lucca, in autunno. Si avverte la necessità, da parte dei primi circoli di appassionati, di formare dei "gruppi d'acquisto", quanto meno per raggiungere una certa sicurezza nelle spedizioni.
3. I primi passi dell' A.N.A.F.
Nel novembre del 1969, a "Lucca 4", si scambiano alcune impressioni Alberto Lenzi, appassionato collezionista, e Franco De Giacomo, che è anche un affermato giornalista e un assiduo collaboratore delle principali riviste specializzate. In Italia, convengono i due, manca un'associazione, senza scopo di lucro, che cerchi di tutelare gli interessi dei collezionisti e degli appassionati di fumetti, sia presso gli editori (sempre disinvolti nell'editare i comics) che presso i mercanti d'antiquariato. Dal dire al fare, per una volta, il passo è breve. Lenzi e De Giacomo compilano un primo indirizzario dei collezionisti e degli appassionati (cercandoli negli annunci pubblicati su "Linus" e nella leggendaria rubrica delle lettere degli albi Spada), e spediscono a tutti un invito per un'assemblea "costituente". L'appuntamento è per il marzo del 1970, a Firenze: quasi un centinaio di entusiasti aderiscono all'iniziativa, e così nasce l' Associazione Nazionale Amici del Fumetto. Nel corso dell'anno escono tre notiziari, ancora molto artigianali (sono poco più che dei ciclostilati) ma già pieni di notizie interessanti sul comicdom internazionale. Nel dicembre del 1970 appare anche il primo "prezziario", un catalogo di massima dei fumetti d'antiquariato che scontenta tutti, sia i commercianti (che temono il rinfurbirsi delle loro facili prede) che i collezionisti, perché il discutibile intento è quello di "calmierare" i prezzi. Nel 1971 le cose cambiano in meglio: "Il fumetto", l'organo dell' ANAF, si trasforma in una rivista dalla veste quasi professionale, ricchissima di notizie, di "dietro le quinte", con la recensione pressoché completa di tutte le novità editoriali. L'Associazione diventa così il punto di riferimento obbligato per ogni cultore di comics. Si organizzano anche le prime mostre mercato, a Bologna, con una notevole affluenza di pubblico. Per facilitare i contatti fra i soci, viene istituita la figura del "Fiduciario" provinciale, che incontra un immediato favore tra gli associati: presto si formano delle "sezioni ANAF", nelle città più importanti, anche con iniziative autonome. Sempre nel corso del 1971, Alberto Lenzi, sull'onda del successo del Club Anni Trenta, prende personalmente l'iniziativa di stampare alcuni albi per il circuito "amatoriale". La denominazione ufficiale è "Albi ANAF - Collana Il Fumetto": escono due albi di Audax di Allen Dean, ripresi dal "Topolino" giornale anteguerra, e un albo di anonimo inglese, Il demone del mar giallo. Gli albi sono un po' meno cari di quelli di Traverso e Scotto, ma senz'altro anche meno filologici.
Nel frattempo, "Il Fumetto", inizialmente impaginato e stampato a Bologna da Lenzi, passa ad Alessandria, dove il socio Ugo Boccassi, di professione tipografo, si assume l'onere di assicurare uscite regolari e risultati di stampa dignitosi. Ma evidentemente il salto di qualità della rivista non è apprezzato da tutti, se Alberto Lenzi, subito dopo, convoca una riunione dei soci a Bologna. Vi partecipano, fra gli altri, anche i romani Vittorio Alessandrelli, Franco Grillo e Camillo Conti, che riescono a convincere l'assemblea ad affidar loro l'allestimento della rivista. In effetti, col primo numero "romano", il miglioramento è nettissimo, anche se qualche socio comincia a mugugnare, soprattutto perché lo spirito quasi esclusivamente collezionistico degli esordi si è un po' allentato, per far posto ad un criterio informativo più elastico e legato all'attualità. I malumori di alcuni, d'altra parte, sono già sfociati nella storica "secessione" di alcuni soci, che fondano alla fine del 1970, per iniziativa di Arduino Brizzi e di Ferruccio Trapani, prima il Gruppo Nazionale Collezionisti Fumetti e Riviste d'Epoca (nell'àmbito dell'Unione Nazionale Collezionisti d'Italia), pubblicando anche un notiziario, "La voce del collezionista", di cui escono due soli numeri, e subito dopo, all'inizio del 1971, l' A.N.C.F.P.E. (Associazione Nazionale Collezionisti di Fumetti e Periodici d'Epoca), con un proprio smilzo bollettino, "Immagini d'epoca". Ma è evidente che la formula vincente è quella del terzetto romano. Grillo e Conti, alla fine dell'anno, seguono le orme di Lenzi e allestiscono un bellissimo volume dell' Agente Segreto X-9 di Mel Graff, utilizzando direttamente le patinate fornite dal King Features Syndicate. Subito dopo è la volta della ristampa dell'introvabile "Albo Costellazione" Ghigno il maligno, di Jacovitti. Il rapporto prezzo/numero di pagine migliora sensibilmente, e così la diffusione. Per ora, il tutto si svolge sempre sotto l'egida dell' ANAF.
4. La breve e felice stagione del Nuovo Club Anni Trenta
Il 1971 è decisamente un anno di grandi fermenti. Ufficialmente in disaccordo sul programma editoriale e sul prezzo degli albi, Silvano Scotto ed Ernesto Traverso "divorziano", mettendosi ognuno per conto proprio. Un gentlemen's agreement prevede che Scotto continui a usare l'etichetta "Club Anni Trenta", mentre Traverso prosegue la "Collana Albi Grandi Avventure", e crea il "Nuovo Club Anni Trenta". Agli inizi, è difficile giudicare chi produca gli albi migliori: Traverso prosegue la collana delle tavole domenicali di Brick Bradford, e vara quella delle strisce giornaliere di Cino e Franco, partendo dalle storie degli anni Quaranta; Scotto inaugura una serie parallela dedicata ai due eroi di Lyman Young, cominciando però dalle strisce immediatamente precedenti la storica Sotto la bandiera del Re della Giungla e andando a ritroso nel tempo. Nel corso del 1972, i disorientati collezionisti assistono però ad un fenomeno sconcertante: sia Scotto che Traverso iniziano l'edizione filologica delle strisce giornaliere di Brick Bradford, che grazie a Bill Blackbeard e alla San Francisco Academy of Comic Art, si sono rese finalmente disponibili. I più maligni constatano che molti appassionati, rosi dal tarlo della completezza a tutti i costi, acquistano entrambe le collezioni...
Intanto, sui prestigiosi mensili "Eureka" e "Linus", prende corpo una polemica che, in certi momenti, assume toni piuttosto duri. E' sul mensile diretto da Luciano Secchi che Carlo Della Corte, l'autentico iniziatore della critica di fumetti in Italia, si occupa per la prima volta nel 1972 delle ristampe amatoriali, dichiarando che le preferisce senz'altro agli "originali" degli anni Trenta. Qualcuno, sul "Fumetto" dell' ANAF, gli risponde, dandogli quanto meno di "inesperto". L'incauto anaffiano aggiunge che lui, addirittura, rinuncia all'acquisto di un albo d'epoca se privo del punto metallico originale. L'inizio della polemica si basa evidentemente su dei malintesi, ma per Della Corte è un invito a nozze. Sul n. 81 di "Eureka" del luglio 1972, appare un suo articolo, Buon lavoro, fanzines!, in cui risponde al socio ANAF e tesse l'elogio dei vari clubs, con una evidente preferenza per il "Nuovo Club Anni Trenta" di Ernesto Traverso. Della Corte, fra l'altro, loda le ristampe amatoriali proprio perché filologiche, non "anastatiche" (non sa cosa ci aspetta!) e capaci di smitizzare gli "originali" degli anni Trenta, mettendo in subordine la nostalgia. Ma la cosa non finisce lì. Nel numero 88, la rubrica "Lettere a Eureka" ospita l'intervento di un noto collezionista, Corrado Randone, che se la prende con i due "Club Anni Trenta" per gli alti prezzi degli albi. Randone chiama in causa soprattutto Traverso, accusandolo di sfornare albetti di sedici pagine a cinquemila lire, in cui "..si svela finalmente il grosso mistero che ha per tanti anni tormentato i sonni dei quarantenni d'oggi: che cosa fecero Cino e Franco prima di andare `Sotto la bandiera del re della giungla'". Gli equivoci continuano, e Luciano Secchi invita l'editore genovese a rispondere sulle colonne di "Eureka". La replica di Traverso non si fa attendere, e sul n. 89 del 15 novembre 1972 appare una sua lunga lettera in cui fa capire chiaramente che gli albi di "12/16 pagine a cinquemila lire" non sono suoi ma di Scotto, che si è diviso dal socio proprio per divergenze sui prezzi da applicare agli albi, e si dilunga in una disamina dei costi di realizzazione di ogni fascicolo, invocando la sua buona fede. Ma la polemica non si placa: oltre a vari lettori, fra cui Elio Dondè, che difende Traverso a spada tratta, si scomoda anche il giornalista Rodolfo Bernardini, Direttore Responsabile delle edizioni del "Nuovo Club Anni Trenta". Bernardini dice chiaramente che Traverso, di professione industriale, non ha davvero bisogno di guadagnare su albi che vendono poco più di cento copie, e sottolinea l'assoluta assenza di fini di lucro per le iniziative editoriali. Ma c'è anche chi scrive a "Eureka" per mandare tutti allegramente al diavolo... Scrive anche Silvano Scotto, che nel n. 93 di "Eureka" del 15 gennaio 1973, pur evitando di farsi i conti in tasca, difende il valore documentario e artistico delle sue realizzazioni, precisando fra l'altro che una cosa è "... stampare un inedito del 1930/33 che mai ha varcato prima l'oceano", altro pubblicare "...un episodio edito dopo il 1940 e reperibile, spesso anche in `patinate', presso il K.F.S.". L'atteggiamento più equilibrato è senz'altro quello di Luciano Secchi, e vale la pena di riportare integralmente la sua premessa all'intervento dell'editore genovese:
"Con l'attesa lettera di Scotto si completa il quadro degli interventi sulla miccia accesa dal lettore Randone. Tirando un po' di somme, balza evidente che i conduttori genovesi dei club della nostalgia sono seguiti con interesse e con passione anche da quelli che hanno rimostrato.
Il nostro parere in merito? Abbiamo già scritto molte volte che i falsi moralismi sono da buttare una volta per tutte. Viviamo in una società dove il guadagno pare essere la meta ambita di ogni individuo, quindi a che vale domandarsi se Traverso e Scotto guadagnano poco, tanto o nulla? Le limitate tirature, anche nella più prosperosa delle ipotesi, non ci pare che consentano arricchimenti che comunque non sarebbero illeciti. Il lettore Randone si è fatto portabandiera della doglianza di chi, amando il tipo di produzione dei clubs, non può permettersi di acquistarla. E' una logica e legittima doglianza che ci conduce sul vasto discorso di chi non può permettersi di acquistare tutto quanto la società consumistica offre, con le relative conseguenze."
Per finire ci si mette anche "Linus", che - tanto per dar contro a Secchi - ospita una serie di articoli in cui si loda il collezionismo d'antiquariato e si deridono gli "amatoriali", definiti perfino "editori di chiara fame"... Inutile dire che la polemica si estende alle fanzines, ai circoli di appassionati, provocando addirittura la formazione di fazioni contrapposte. Delle edizioni "amatoriali" finisce per interessarsi anche la grande stampa, con articoli su rotocalchi prestigiosi come "Panorama".
Gli albi di Ernesto Traverso, in ogni caso, si distinguono davvero fra tutti gli altri per la straordinaria cura con cui sono allestiti. Innanzitutto, le strisce e le tavole, assai ben riprodotte, sono sempre rigorosamente integrali: Traverso aspetta anche degli anni, prima di stampare un titolo, per una sola vignetta mancante. Anche le traduzioni sono ineccepibili, letterali per quanto è possibile ma comunque redatte sempre in un italiano corretto e piacevole. Perfino l'impaginazione delle strisce segue un criterio rigoroso: ogni pagina dispari inizia con la striscia giornaliera del Lunedì, e la pagina seguente termina con quella del Sabato. I titoli e le altre indicazioni editoriali sono stampate su un frontespizio, così che - volendo - il collezionista può realizzare dei volumi "pulitissimi", con la produzione sindacata ordinata perfettamente. Anche le copertine sono dei piccoli capolavori di composizione, con un collage di scene, tratte dalle strisce, che imita lo stile degli albi d'anteguerra. Oculata anche la scelta della carta, sia per le copertine che per gli interni. Unico neo, volendo proprio cercare il pelo nell'uovo, è quello delle date di stampa, riportate in copertina: per mantenere una presunta frequenza decadale, sono sempre in grave ritardo sull'effettiva uscita. La cosa (che, fra l'altro, si propone in modo ancora più grave per gli albi di Scotto) renderà necessaria, per i futuri storici che vorranno ricostruire la cronologia delle uscite, la consultazione dei rari "comunicati" con cui si annunciano le novità.
I collezionisti più raffinati preferiscono senz'altro le edizioni di Traverso, che in circa tre anni superano quota cento albi. Vengono completate: una splendida edizione delle giornaliere di Cino e Franco dal 1931 al 1946, una favolosa collezione delle strisce di Brick Bradford dall'inizio fino al 1944, una notevole sequenza delle storie della Radio Pattuglia, e alcune corrispondenti edizioni domenicali. Poi, d'un tratto, alla fine del 1974, terminate le serie in corso, il Nuovo Club Anni Trenta si volatilizza, dopo l'uscita a sorpresa, nel 1975, di un albo di Albertarelli, Le avventure di Capitan Fortuna.
Il motivo della scomparsa del "Nuovo Club Anni Trenta"? Probabilmente si chiama Comic Art, vedremo tra poco perché. Ma Traverso non sparisce dalla circolazione: prima il club ricomparirà ...sotto mentite spoglie; poi, quando la Disney/Mondadori scioglierà i robusti lacci che tengono fuori portata Topolino e soci, il simpatico industriale del ferro tornerà con rinnovata grinta all'attacco, regalandoci alcuni dei più bei volumi a fumetti mai realizzati. Ne parleremo in seguito. Gli albi del "Nuovo Club Anni Trenta", mai distribuiti "in conto vendita" ai primi negozi e ai "gruppi d'acquisto" fra appassionati, spariranno subito dalla circolazione: a differenza di quelli di Scotto, non sarà possibile rintracciarli, in seguito, nè presso l'editore nè dai pochi "fiduciari" locali. Per completare le proprie raccolte, molti collezionisti dovranno darsi a cacce simili a quelle dei collezionisti d'antiquariato.
L' ANAF, nei primi anni Settanta, domina meritatamente il panorama dei clubs di collezionisti. Ma il contatto quasi solo epistolare (o in occasione di Lucca e Bologna), non può bastare ai collezionisti e agli appassionati più attivi. Alcune iniziative locali sorgono già alla fine degli anni Sessanta. Fra tutte, raccontiamo la storia del GAF-Firenze, forse l'unica Associazione con una sua precisa identità di carattere culturale.
Il tutto comincia a Scandicci, all'estrema periferia di Firenze, nel 1969. L'idea iniziale è forse di Magnoni e Giuliano Burchi: è quest'ultimo, nella primavera del 1970, che costituisce il Circolo Fiorentino Amici Del Fumetto di Scandicci, che vede la luce presso il centralissimo Bar Sport. Il momento è particolarmente favorevole, anche perché, proprio per iniziativa dell' editore fiorentino Sansoni, dal marzo di quell'anno è in edicola l' "Enciclopedia dei Fumetti" diretta da Gaetano Strazzulla. L' opera, a fascicoli, pubblica articoli ed antologie dei principali personaggi e, fatto particolarmente apprezzato, riprende l' esperienza del "Gordon" Corno prima, e di "Linus" ed "Eureka" poi, di pubblicare le "mancoliste" dei lettori. Un' altra ghiotta novità è rappresentata dalla pubblicazione, assolutamente inedita, delle prime cronologie dei principali personaggi americani, a cura di Franco Franciosi.
E' così che il Circolo Fiorentino Amici del Fumetto, diviene la meta naturale degli appassionati fiorentini e della provincia, che cominciano ad uscire dalla clandestinità e a riassaporare, dopo anni di astinenza, la piacevole sensazione di divenire collezionisti di fumetti. Viene allestita anche una pregevole biblioteca sociale, da cui i soci possono prendere a prestito albi e volumi; manco a dirlo le prime opere complete sono la raccolta di "Linus" e quella di "Eureka", nonche' l'immancabile volume Az Comics, il primo dizionario enciclopedico dei fumetti. li Circolo elegge a suo presidente Franco Franciosi e diviene, non appena l'Associazione è formalmente costituita a carattere nazionale, anche la Sezione Fiorentina dell' ANAF. Il Circolo organizza diverse mostre mercato, proprio nei locali del Bar Sport, e, occorre dirlo, con notevole successo. C'è anche il tentativo di dar vita ad un notiziario periodico, "Lo Scambista", che pubblica in forma gratuita gli annunci economici dei collezionisti di tutta Italia. E' un semplice foglio ciclostilato: all' epoca non esistono ancora neppure le fotocopiatrici su carta comune. Ne escono soltanto due numeri: alla fine compare un editoriale di Franco Franciosi, che si accomiata, scusandosi, dai lettori, e che attribuisce il mancato proseguimento del notiziario a problemi insorti fra i redattori (..." stremati dalla parotite e da lotte intestine..."). In realtà, da buoni toscani, le lotte intestine non erano mancate fm dall' inizio, fra chi voleva dare una impronta più critica e culturale al Circolo e chi invece puntava più prosaicamente all' organizzazione di mostre mercato o a gruppi di acquisto.
Nel 1971, la separazione romana dell' ANCFPE dall' ANAF non ha grosse ripercussioni interne, anche se il presidente del Circolo aderisce alla scissione; nel Circolo rimangono a convivere sia gli anafiani che gli ancfpeiani, oltre a coloro (probabilmente la maggioranza) che aderiscono ad ambedue le associazioni.
Nel frattempo nascono i primi commercianti fiorentini: Burchi, Rolle, Di Miceli, Ricciardelli, tutti rigorosamente soci del Circolo, ed inizia anche la forza centripeta di attrazione di Firenze. Nei primi anni Settanta partecipano sporadicamente alla vita del Circolo anche Alfonso Pichierri e signora (Giuliana Ghignoni), che da poco hanno rilevato la Casa Editrice Nerbini; dalle discussioni che ci sono, nasce l' idea della ristampa del mitico "Avventuroso", che sarà poi in effetti varata nel 1974.
Nel 1973, per iniziativa autonoma di un socio, viene organizzata, per la prima volta, una mostra mercato fiorentina, in un bar della centralissima Piazza S. Croce: è un vero successo. Grazie a questo precedente, un altro socio prende l' iniziativa di cercare una sede a Firenze; viene trovata una disponibilità presso il Circolo ARCI poligrafici. Sull' ipotesi di un trasferimento del Circolo da Scandicci a Firenze, i soci si dividono praticamente a metà, con animate, interminabili e accesissime discussioni notturne. La diatriba ha termine a metà 1974. Durante il rinnovo del Direttivo, con un "golpe bianco" a botte di tessere più o meno contumaci, i fautori del campanilismo scandicciano, affiancati anche da qualche commerciante fiorentino che vede male uno spostamento del Circolo a Firenze per presunti timori di concorrenza, estromettono i fautori della fiorentinizzazione. Questi ultimi, forti del fatto della disponibilità della sede e dei disagi rappresentati, nel frattempo, dalle famose "domeniche a piedi" imposte dall' Austerity (per cui è estremamente difficoltoso organizzare mostre e convegni domenicali a Scandicci), hanno buon gioco ad accattivarsi le simpatie della stragrande maggioranza dei collezionisti fiorentini e toscani, che li seguono nel nuovo Circolo Amatori Fumetti presso il Circolo poligrafici di Firenze. Con una circolare, i soci ANAF di Firenze che non conoscono il Circolo di Scandicci sono invitati presso la nuova sede, dove possono ritirare direttamente "Il fumetto", evitando i rischi della spedizione per posta. Ma nei locali del circolo si possono trovare anche alcune ristampe amatoriali, principalmente quelle del "Club Anni Trenta" di Silvano Scotto. Le edizioni amatoriali, per la prima volta, sono cedute ai soci con un certo sconto sul prezzo di copertina.
Negli ampi locali del Circolo poligrafici, sono organizzate diverse mostre, con notevole successo. E, come sempre succede, il successo suscita piccole invidie: la presidenza del Circolo poligrafici comincia a stigmatizzare il Circolo Amatori Fumetti per il fatto che fa pagare i tavoli agli espositori (anche se metà dell' incasso va al Circolo poligrafici stesso) e - udite, udite! - ad accusarlo di esporre fumetti con ...nudi femminili! Avviene così che il presidente del Circolo poligrafici, una sera del 1975, comunica a chiare lettere che gli spazi finora concessi agli amatori dei fumetti, saranno assegnati entro un mese all' associazione vicina al PCI di allora, l'UDI (Unione Donne Italiane), e che, quindi, i fumettari devono cercarsi un' altra sede. Per fortuna questa viene subito trovata in un altro tradizionale e famoso sodalizio fiorentino, l' Associazione Alfa Cure, che già annovera fra le sue sezioni specializzate un Circolo Numismatico ed uno Filatelico.
E' la lungimiranza del presidente dell' Alfa Cure a capire l' importanza culturale dei fumetti e ad accettare il nuovo filone; unica concessione, la modifica del nome in Gaf-Alfa Cure (Gruppo Amici del Fumetto - Alfa Cure), nome che poi rimarrà invariato fino ad oggi (salvo ovviamente il troncamento dell' appendice).
Nella nuova e spaziosa sede dell' Alfa Cure, il GAF cessa di essere un raggruppamento di alcuni volenterosi per diventare finalmente un' Associazione con tutti i crismi; sono rinnovati gli organi direttivi, vengono organizzate varie mostre mercato, viene integrato e perfezionato il funzionamento del gruppo di acquisto presso i commercianti-editori e prende nuovo sviluppo anche l' attività di fiduciari ANAF. A questo punto si manifesta una nuova ed importante sfida culturale verso sè stessi: è ipotizzata la nascita e la pubblicazione di una rivista di fumetti gestita completamente dal GAF. Un socio letterato-futurista, come egli ama definirsi, si offre di curarne la direzione e la cosa prende piede.
Nasce così, nel maggio del 1976, il primo numero di "Gesto", il grande e famoso numero zero, ancora ricercato dai collezionisti a quasi vent'anni dall' uscita: contiene servizi sul Futurismo, articoli bibliografici di antiquariato, e una bella storia completa di Joe Palooka, perfettamente tradotta dall' americano. La rivista costa, in verità, un po' troppo per le misere casse del GAF, e d'altra parte la sua ibrida linea editoriale è alquanto atipica per gli standard dell'epoca, mischiando disinvoltamente fumetto, letteratura e grafica. Lo sperato successo non c'è, e così si manifesta la prima battuta d' arresto nelle iniziative editoriali del GAF stesso.
L' attività riprende l' anno successivo, con più miti pretese di formato e di impostazione: nel 1977 nasce così "Exploit Comics", inizialmente in formato A4, poi modificato in gigante a partire del n. 23 del Giugno 1981, che diventerà, a detta di molti esperti, con i suoi 51 numeri usciti, più qualche supplemento, una pietra miliare nell' editoria specializzata del mondo dei fumetti italiano, peraltro molto apprezzata anche all' estero.
E il Circolo Fiorentino Amici Del Fumetto di Scandicci?
Praticamente non se ne sa più nulla: muore nell' oblio generale, e la bellissima biblioteca sociale va dispersa: chi dice donata ad un orfanatrofio, chi distrutta durante i lavori di ristrutturazione dei locali, chi - i più malevoli - "intascata" da qualche commerciante... Le vicissitudini logistiche del GAF riprendono nel 1982, quando, di fronte all'evidenza che gran parte delle entrate della sezione fumetti vengono assorbite dall' Alfa Cure, limitando drasticamente la possibilità di fare omaggi e offrire agevolazioni ai soci, i consiglieri decidono di costituire una Associazione separata, con tanto di atto notarile. Il GAF, quindi, (chiaramente autoprivatosi dell' estensione Alfa Cure) si trasferisce, con una discreta serie di passaggi, prima a Rovezzano, poi a Soffiano, poi in Viale Verga, in Piazza Alberti e finalmente in Via Aretina, dove ha sede tutt' ora.