Peter David – Pop Mahn, SpyBoy

32 p.p., spillato a colori, £. 3.500

Lexy Produzioni

Numeri esaminati 1, 2, 3

 

 

Recensione di Alberto Conte e Andrea Piccardo

 

 

Un altro prodotto targato Dark Horse viene proposto al pubblico italico dalla Lexy Produzioni, che nonostante la nascita recente si sta muovendo con rapidità ed efficacia sorprendente sul mercato. E’notizia dell’ultima ora, infatti, l’avvenuto sodalizio della Lexy con la statunitense CrossGen. Quest’ultima annovera nel suo parco autori professionisti quali Ron Marz, Karl Kesel, Brandon Peterson e l’italiano Claudio Castellini. Per informazioni più approfondite leggete le news del prossimo numero, in uscita a gennaio.

E’ la volta di SpyBoy, ultimo eroe scaturito dalla prolifica penna di Peter David, celebre per il proprio apporto a testate quali Hulk, Aquaman, Supergirl. Il protagonista si chiama Alex Fleming ed è un chiaro omaggio all’ideatore del più famoso agente segreto del mondo, come tutta la struttura della testata. Alex è un adolescente alle prese con i drammi quotidiani tipici della sua età, ma nasconde un’incredibile doppia vita, anche a se stesso.

E’, infatti, un addestratissimo combattente, esperto di arti marziali e dotato di ogni gadget tecnologico, impegnato a contrastare i propositi del perfido Gourmet e dei suoi accoliti. Il divertimento è assicurato dai dialoghi, caratterizzati da un linguaggio fresco e ricchi di battute, nonché dal non trascurabile inconveniente derivato dall’insorgere, sempre nei momenti meno opportuni, della personalità “normale” del protagonista.

Ad affiancare Alex Fleming vi sono il padre ed il nonno, custodi dell’origine del personaggio, nonché la bionda Bombshell, esplosiva come da nome, nelle forme e nel carattere.

Il punto debole del prodotto è il tratto del disegnatore Pop Mhan, d’origine siamese. Buono il dinamismo ed il taglio cinematografico delle tavole, grazie anche alla sapiente regia di David. Il disegno è immaturo e approssimativo, le linee sintetizzano le figure senza una precisa struttura, il ripasso di Norman Lee, è usato più come un’evidenziazione che come una rifinitura e di conseguenza si riscontra una poca attenzione all’espressività del segno. Il colore, affidato a Guy Major, che in alcuni momenti potrebbe aiutare a supportare le chine, penalizza e appiattisce superfici e volumi. Nonostante tutto, si può notare un buon estro e qualche trovata interessante. Senza contare lo stile giovane e caratterizzante, quasi fosse il progetto di un videogioco, questo conferisce certamente un taglio più appetibile alla soluzione finale.

A corredare ogni numero vi sono delle interessanti note esplicative di Luca Boschi e delle gustose anticipazioni offerte da Dario Gulli.